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La punteggiatura

Quando un testo manca di punteggiatura: non si riesce più a seguire il contenuto e quindi a capirne il significato.
Nella lingua parlata è l’intonazione che ci fa capire se la frase: Vieni domani indica un invito, una preghiera, una domanda, un comando ecc.
Nello scritto le sfumature date all’intonazione, in qualche modo, anche se molto approssimativamente, sono sostituite dai segni di interpunzione o di punteggiatura. 
E scriviamo allora:
- Vieni domani. (invito o preghiera)
- Vieni domani! (supplica o comando)
- Vieni domani? (domanda o sorpresa)


segni di punteggiatura o di interpunzione indicano, dunque, le pause, le interruzioni, gli stati d’animo, le situazioni e tutti quegli elementi espressivi e di colore che nella lingua parlata sono dati dall’intonazione. La punteggiatura mette pure in evidenza i rapporti grammaticali e sintattici, distinguendo le varie parti di un periodo o di una proposizione.
L’intonazione nella lingua orale e la punteggiatura nella lingua scritta sono quindi i mezzi per capire l’intenzione, il senso e la struttura di una frase che può essere:

Affermativa o dichiarativa o indicativa = se contiene un’affermazione o una dichiarazione: Marco parla con la nonna.
Interrogativa = se fa una domanda: Marco parla con la nonna?
Esortativa o imperativa = se esprime un’esortazione o un ordine: Marco, parla con la nonna!
Esclamativa = se esprime meraviglia, stupore, paura, ammirazione ecc. : Marco parla con la nonna!
Incisiva = se esprime una parentesi, un inciso: L’altra sera, Marco non c’era, abbiamo giocato a carte.

I segni di punteggiatura di uso comune sono i seguenti:

. il punto indica una forte pausa e si colloca in fine di periodo: Lentamente ripercorse la via. Dalle finestre socchiuse qualcuno lo spiava. Si usa nelle abbreviazioni e nelle sigle: prof., O.N.U. ecc.

; il punto e virgola indica una pausa meno intensa del punto e separa tra loro due o più elementi ben distinti di un periodo; spesso può essere sostituito dal punto: era circondato; non c’era via di scampo. Oppure: Era circondato. Non c’era via di scampo.

, la virgola indica una breve pausa tra le due parole o proposizioni e, inoltre, viene comunemente usata per:
- Dividere i termini paralleli, di un elenco, di una numerazione (sostantivi, aggettivi, verbi): Fabio, Massimo, Piero e Antonio sono d’accordo. Correva, saltava, urtava e rovesciava tutto.
- Isolare un vocativo: Perché, Gianni, non rispondi?
- Isolare apposizioni, incisi ecc.: Roma, capitale d’Italia, è nel Lazio. Lui, poveretto, non c’entrava proprio. Era, per così dire, la pecora nera della famiglia.

? il punto interrogativo indica:
Domanda diretta: Dove vai?
Dubbio, meraviglia, sorpresa, esortazione: Ma dici sul serio?; Via perché non vieni anche tu?

! il punto esclamativo indica emozioni, sentimenti di sorpresa, meraviglia, sdegno, gioia, desiderio, dolore, comando, rimprovero, ironia ecc.:
Che bella sorpresa!; Ahi! Non pestarmi i piedi!; Silenzio!; Bella figura!; Fosse vero!

: i due punti introducono:
- Un discorso diretto: Rino disse: «hai ragione tu»;
- Un’elencazione, una spiegazione: Scrivi la nota: una penna, due matite, un quaderno.

… i puntini di sospensione sono generalmente tre e indicano una sospensione dovuta a dubbio, incertezza, confusione, agitazione, gioia, ironia ecc. o che la frase è sospesa, incompleta, perché non la si vuole o non la si può completare:
Ecco… dunque… be’, appoggialo sul tavolo;
Sai tra il dire e il fare…

« » o “ ” le virgolette racchiudono discorsi diretti, citazioni, titoli o parole e frasi messe in particolare rilievo:
Il vigile disse: «di chi è questo motorino? »; La poesia “Il passero solitario”.

– la lineetta segnala:
nel corso di un dialogo, il distacco tra le varie battute:
– L’hai visto? – domandò il capo.

- il trattino serve:
per unire due parole: il treno Roma-Napoli
per dividere in sillabe, specie per andare a capo: stra-no.

( ) le parentesi tonde servono:
per spiegazioni: un’ipotesi o una ipotesi);
Per isolare parole non strettamente legate al resto del discorso e che vengono quindi pronunciate generalmente con tono diverso, più basso e più in fretta:
il povero (se n’erano accorti tutti) era in fin di vita;
Per indicare l’autore di una citazione: Più che il dolor, poté il digiuno (Dante).
Si può usare anche solo la seconda parentesi per indicare una nota o un’elencazione 1) 2) A) B).

[ ] le parentesi quadre servono a inserire nel testo lettere o parole che non ci sono, per precisare, chiarire, commentare ecc.:
A Bologna [il Carducci] conobbe il Pascoli. Sono però maggiormente usate in matematica.

* l’asterisco lo si può usare come esponente per nota ecc. Al posto di un nome che non si vuole citare si mettono uno o tre asterischi: Abitava a *. Oggi però viene sostituita dai puntini o dalla X.

Alcuni segni, più che di intonazione, sono soltanto segni grafici e non hanno alcun rilievo nella lettura, poiché non indicano né pause né toni di voce diversa. E’ il caso delle virgolette, del trattino, delle parentesi quadre. Essi servono solo a dare maggior chiarezza allo scritto.

Questi sono gli usi comuni dei segni di interpunzione. Ma non è possibile fissare regole precise perché l’uso della punteggiatura è molto personale e varia a seconda delle abitudini, dell’epoca e dello stile di chi scrive: essa infatti contribuisce a comunicare il ritmo di una narrazione (lento, veloce, spezzato, monotono ecc.), alcuni stati d’animo (esitazione, rabbia, malinconia ecc.) oppure aiuta a riprodurre l’andamento del linguaggio parlato o del susseguirsi dei pensieri.



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