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Foscolo: All'ombra dei cipressi


Vi presentiamo la prima parte del carme Dei Sepolcri (vv. 1-42). Il carme si apre con una visione malinconica dominata dalla ineluttabilità della morte, del nulla eterno, dell'inutilità delle tombe. In un secondo momento il poeta si risolleva dalla sua dolorosa riflessione nella scoperta, folgorante, che la tomba può rappresentare per il mortale, l'illusione di continuare a vivere oltre la morte nel ricordo afettuoso dei suoi cari che su quella tomba verranno a piangerlo.

Prima fase: Le tombe sono inutili ai morti (vv. 1-22)
Il poeta esprime la sua concezione pessimistica e materialistica: le tombe, dice, sono inutili perchè l'uomo, quando è morto lo è per sempre, sia fisicamente sia spiritualmente. La morte è "il nulla eterno" (Foscolo seguace dell'Illuminismo non credeva nell'immortalità dell'anima).

Testo: "All'ombra dei cipressi" PARTE 1
All'ombra de' cipressi e dentro l'urne
confortate di pianto è forse il sonno
della morte men duro? Ove piú il Sole
per me alla terra non fecondi questa
bella d'erbe famiglia e d'animali,
e quando vaghe di lusinghe innanzi
a me non danzeran l'ore future,
né da te, dolce amico, udirò piú il verso
e la mesta armonia che lo governa,
né piú nel cor mi parlerà lo spirito
delle vergini Muse e dell'amore,
unico spirto a mia vita raminga,
qual fia ristoro a' dí perduti un sasso
che distingua le mie dalle infinite
ossa che in terra e in mar semina morte?
Vero è ben, Pindemonte! Anche la Speme,
ultima Dea, fugge i sepolcri: e involve
tutte cose l'oblio nella sua notte;
e una forza operosa le affatica
di moto in moto; e l'uomo e le sue tombe
e l'estreme sembianze e le reliquie
della terra e del ciel traveste il tempo.




Seconda Fase: Le tombe sono utili ai vivi come legame di affetto con i defunti (vv. 23-42)
In questi versi, invece, prevale lo spirito preromantico del poeta il quale, rovesciando la tesi pessimistica e materialista, rivaluta il valore delle tombe in nome del sentimento: esse, dice, sono inutili ai malvagi; ma a chi "lascia eredità di affetti", ossia ha operato il bene e ha lasciato esempi di operosità e di amore, danno l'illusione di non morire del tutto e di continuare a vivere nel ricordo affettuoso dei suoi cari. Le tombe alimentano, dunque, tra i vivi e i morti una suggestiva "corrispondenza di amorosi sensi".

Testo "All'ombra dei cipressi" PARTE 2
Ma perché pria del tempo a sé il mortale
invidierà l'illusïon che spento
pur lo sofferma al limitar di Dite?
Non vive ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l'armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de' suoi? Celeste è questa
corrispondenza d'amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l'amico estinto
e l'estinto con noi, se pia la terra
che lo raccolse infante e lo nutriva,
nel suo grembo materno ultimo asilo
porgendo, sacre le reliquie renda
dall'insultar de' nembi e dal profano
piede del vulgo, e serbi un sasso il nome,
e di fiori odorata arbore amica
le ceneri di molli ombre consoli.

Sol chi non lascia eredità d'affetti
poca gioia ha dell'urna; e se pur mira
dopo l'esequie, errar vede il suo spirto
fra 'l compianto de' templi acherontei,
o ricovrarsi sotto le grandi ale
del perdono d'lddio: ma la sua polve
lascia alle ortiche di deserta gleba
ove né donna innamorata preghi,
né passeggier solingo oda il sospiro
che dal tumulo a noi manda Natura.



Analisi, riflessioni e commenti
In questa prima parte dei Sepolcri si imposta l'alternanza, continua e dialettica (che sarà di tutto il carme) fra immagini di vita e di morte; la morte porta con sè visioni tenebrose, talvolta macabre; la vita, per eccesso di contrasto, è sempre luminosa e ridente, ricca di promesse, soprattutto calda di affetti. Sugli affetti, appunto il Foscolo basa tutto il suo ragionamento, che solo in apparenza è incentrato sul sepolcro e sulla sua evocazione di morte: in realtà, come si può rilevare, è una costante esaltazione della vita. Infatti, quando egli ammonisce:
sol chi lascia eredità d'affetti
poca gioia ha dell'urna...


Vuole richiamare ogni uomo a vivere degnamente la propria vita, se vuole rendersi immortale nella mente di chi gli sopravviverà. E non pensa, qui, ai "grandi", agli eroi che hanno fatto la storia; pensa proprio ad ogni uomo, che non è mai "qualunque" se lascia dietro di sè un amico che curi la tomba dove le sue povere ossa sono diventate "sacre" e dove anche un albero amichevolmente protende la sua ombra. Sentiamo che il Foscolo finisce per contrapporre alla legge cieca e meccanica della natura, un mondo umano ricco di valori e di civiltà, e solo in questo trova la sfida al nulla eterno della morte.



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