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La Mandragola Riassunto atti, Machiavelli

di Niccolò Macchiavelli
Riassunto:

Atto I.
L'azione si svolge a Firenze e prende le mosse da una confidenza che Callimaco Guadagno, giovane innamorato, fa a Siro, suo servo fedele. Callimaco, appena rientrato in Italia dopo una permanenza di vent'anni a Parigi, è vittima di un amore "di lontano" per la fiorentina Lucrezia, le cui lodi ha sentito tessere a Parigi da un cugino di lei. Lucrezia è la savia e onesta moglie di messer Nicia Calfucci, "el più semplice ed el più sciocco uomo di Firenze", nonostante la laurea in legge. Il giovane, deciso a conquistare la donna a tutti i costi, sa che i due coniugi sono tormentati dal desiderio di avere figli, ancora insoddisfatto dopo sei anni di matrimonio. La stoltezza di messer Nicia, il tormento dei due coniugi e l'avidità umana permettono a Callimaco di tessere un inganno che lo porterà a raggiungere il suo scopo, grazie alla collaborazione, ottenuta con vari mezzi, di Siro, del parassita Ligurio, assiduo frequentatore di casa Calfucci, di Sostrata, la madre di Lucrezia, e del poco spirituale frate Timoteo.

Atto II.
Callimaco si finge medico e riceve in casa propria Ligurio e messer Nicia. "Maestro Callimaco" prescrive una pozione di mandragola come medicina sicuramente efficace contro la presunta sterilità di Lucrezia, avvertendo messer Nicia dell'unica grave controindicazione: la morte del primo uomo che farà all'amore con la donna, dopo che essa avrà assunto la pozione. Lo stesso Callimaco suggerisce una facile soluzione a questo nuovo problema: messer Nicia sarà così saggio da rassegnarsi, per una notte, a cedere la propria moglie ad un "garzonaccio" (naturalmente sarà Callimaco travestito) che egli stesso, Callimaco (fra' Timoteo travestito), Ligurio e Siro preleveranno in strada e condurranno a forza in camera di Lucrezia. A questo punto rimane un unico inconveniente: la difficoltà di convincere Lucrezia, donna religiosa, «onestissima e al tutto aliena dalle cose d'amore», a sottoporsi alla terapia proposta.

Atto III.
Entrano in scena Sostrata, la madre di Lucrezia, facilmente persuasa dell'opportunità di «pigliare de' cattivi partiti el migliore», e frate Timoteo, al quale Ligurio promette una ricchissima elemosina (naturalmente dalle tasche dello sbalordito ma rassegnato messer Nicia) in cambio del suo imprescindibile aiuto nell'opera di persuasione di Lucrezia. Sostrata convince la figlia, perplessa e timorosa di non agire rettamente, a recarsi da frate Timoteo per chiedergli consiglio e conforto. Il frate, giovandosi dell'esempio biblico delle figlie di Lot, persuade l'angosciata e remissiva Lucrezia con un discorso sull'ineccepibilità delle azioni dettate da buoni scopi e da buone intenzioni.

Atto IV.
E' arrivata la preannunciata notte dei travestimenti e degli inganni. Ligurio, Siro e messer Nicia si travestono per l'agguato al "garzonaccio", accompagnati da fra' Timoteo travestito da Callimaco. Callimaco, a sua volta, si traveste da "garzonaccio". L'agguato viene compiuto e i compari si separano davanti alla soglia di casa Calfucci. Sarà proprio l'ignaro messer Nicia ad introdurre il "malcapitato" nella camera della moglie.

Atto V.
E' mattina e ognuno dei personaggi esprime le proprie considerazioni sulla notte appena trascorsa. Cacciato via il "garzonaccio" da casa propria, messer Nicia si compiace con Ligurio e Siro della buona riuscita dell'impresa e della propria vigilanza, durante la notte, affinché la cosa andasse a buon fine. Accomiatatosi da Nicia, Ligurio incontra Callimaco. Il giovane racconta di essersi rivelato a Lucrezia, di averle dichiarato il proprio amore e di avere trovato la donna disposta ad accettarlo come suo amante e ad accoglierlo in casa propria come compare del marito, in nome della "celeste disposizione" che fu causa degli ultimi avvenimenti. Anche la timorata Lucrezia, dunque, nel finale rivela che la sua saggezza è tale perché sa adeguarsi alle circostanze, in ciò non aliena dal calcolo dell'utile, seppur ultraterreno.



Personaggi


Callimaco
Callimaco, dalle battute iniziali della commedia, sembra essere in grado di onorare il suo nome, derivato dal greco, che significa colui che combatte bene. Infatti egli, pur essendosi innamorato di una donna irraggiungibile, per giunta per sentito dire, non rinuncia a propositi battaglieri, confidati al servo Siro, a differenza dei vari innamorati tramandatici dalla letteratura precedente, che si limitavano a struggersi nell’impossibilitò del loro amore. Quindi Callimaco sembra essere una sorta di "Principe", capace di agire per raggiungere il proprio scopo, non disdegnando neanche l’inganno. Tuttavia egli si rivela un personaggio mediocre, perché delega l’azione al parassita Ligurio, e da questo momento in poi subentra in lui l’esaltazione della passionalità, non solo in termini alti e raffinati, ma anche "volgari". Callimaco infine riuscirà a possedere Lucrezia, ma non grazie alla sua virtù, ma a quella di Ligurio, a conferma della tesi di Machiavelli secondo cui i fiorentini avevano perso la capacità di agire.

Nicia
Nicia non è solo lo sciocco raggirato ma incarna anche i difetti dei fiorentini, che avevano perso "l’antica virtù", come afferma Machiavelli nel prologo. Infatti, egli, notaio, rappresenta l’ottusità della classe dominante fiorentina, che valuta il mondo solo in base alla sua esperienza limitata a Firenze. Nicia, infatti non si è mai allontanato troppo da Firenze, pur vantandosi del contrario.Come i suoi concittadini, egli è attaccato ai soldi e la sua voglia di avere un erede non è altro che per non far disperdere il suo patrimonio. Per questo è disposto a costringere la moglie ad avere un rapporto sessuale con un "garzonaccio", onde evitare gli effetti letali della mandragola anti-sterilità. Naturalmente questo è l’inganno progettato da Ligurio, ma Nicia è troppo ottuso per comprenderlo e anzi aiuta il parassita ad organizzarlo, preoccupandosi solo delle possibili conseguenze giudiziarie e non di quelle morali per la morte del "garzonaccio". Infine, il giudizio che Nicia ha dei suoi concittadini, a suo dire "cacastecchi", sembra ancora più pesante considerando da che pulpito vien la predica.

Ligurio
Ligurio viene presentato come un parassita, ma in realtà egli non organizza l’inganno per ricevere soldi da Callimaco, al quale propone di avere qualche pasto se non ne ha disponibili. Egli infatti possiede l’attivismo energico ed eroico del "Principe" di Machiavelli, di cui rappresenta una proiezione in scala, infatti egli è capace di modellare il reale secondo i suoi progetti e i suoi calcoli. Escogita l’inganno per consentire a Callimaco di possedere Lucrezia, e successivamente lo mette in atto. Ma per far questo non si pone problemi riguardanti la morale, e questo rende problematico il suo personaggio, visto l’intento moralista e di denuncia di Machiavelli. La risoluzione di questa problematica è analoga a quella del "Principe": infatti Machiavelli sa bene che le sue azioni sono moralmente deplorevoli, ma sono efficaci a raggiungere lo scopo e inoltre egli non può agire secondo la morale perché gli uomini sono "tristi". In questo caso i malvagi sono proprio i fiorentini, con i loro costumi decaduti.

Timoteo
Fra Timoteo rappresenta la corruzione del clero, interessato più al dio denaro che al Dio biblico. Pertanto su di lui il giudizio morale non può che essere negativo, ma nonostante ciò di lui Machiavelli mette in evidenza l’intelligenza, la capacità di agire per ottenere il suo scopo, ovvero quello di intascare i quattrini, e se per farlo deve convincere una giovane donna ad avere un rapporto sessuale con uno sconosciuto, egli, infischiandosene della morale, la convince servendosi di argute argomentazioni teologiche. Quindi, messa da parte la morale, egli è un personaggio che Machiavelli ammira per le sue qualità ed è per questo affine a Ligurio, ma a differenza del quale egli si presta all’inganno solo per ricevere denaro.

Lucrezia
Lucrezia incarna una certa superiorità morale rispetto agli altri personaggi, che ostacola seriamente l’inganno ordito da Ligurio. Proprio in questa luce appare contraddittorio il cambiamento del personaggio, che dopo aver giaciuto con il "garzonaccio", che poi si rivela essere Callimaco, decide di tradire stabilmente il marito con il giovane amante. Non si sa quindi il motivo di tale radicale cambiamento e abbandono della sua ferrea morale, si può ipotizzare una vendetta nei confronti di suo marito perché l’aveva costretta a quel gravissimo atto, o più semplicemente alla voglia di godere della passione di un giovane amante. Qualcuno ha però ipotizzato che in realtà la vera Lucrezia sia quella mostrata nella parte finale della commedia, rimasta precedentemente nascosta da una maschera virtuosa, oppure che il comportamento di Lucrezia non sia altro che una forma di duttilità, qualità esaltata da Machiavelli nel "Principe", nei confronti del variare della fortuna, forza troppo impetuosa perché si possa dominare.


Commento

Il testo la mandragola può essere associato a una novella di Boccaccio in quanto a contenuti, ma questa opera è più lunga ed elaborata.
In questa commedia Macchiavelli non fa cenni all'attività politica, il che fa presupporre che la Mandragola sia stata scritta nel periodo in cui i de’Medici tornarono a Firenze e lo licenziarono da tutti i suoi incarichi.
La commedia segue le consuetudini del teatro comico latino e quindi viene presentato un lungo prologo per presentare i personaggi.
Tutta l’opera è costruita su dei dialoghi tra i personaggi, penso per renderne possibile un’interpretazione teatrale.
Il tema principale è quello amoroso, Callimaco è pieno di energia ed è determinato a raggiungere i suoi obbiettivi, anche se spesso delega le azioni ad altri.
All'eros nobile di Callimaco, espresso da termini lirici e da un registro alto, si alternano costantemente similitudini, metafore e doppi sensi che alludono alla parte carnale dell’eros.


Cenni biografici (Macchiavelli)

Nasce il 3 Marzo a Firenze; viene eletto segretario della Repubblica e poco dopo sposa Marietta di Luigi Corsini, dalla quale avrà sei figli. Nel 1512 con il ritorno dei Medici a Firenze viene allontanato dai suoi incarichi e imprigionato e torturato, con l’accusa di aver partecipato alla congiura antimedicea. Nello stesso periodo scrive il Principe,, seguono la Mandragola e La vita di Castruccio Castracani. Vine poi incaricato di scrivere la storia di Firenze e riceve 100 fiorini l’anno. Nel 1527 col sacco di Roma, e la restaurazione della Repubblica riacquista il ruolo da cui era stato estromesso (1512) e muore a Firenze il 21 Giugno.



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