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Montale: Ti libero la fronte dai ghiaccioli

di Eugenio Montale



Testo
Ti libero la fronte dai ghiaccioli
che raccogliesti traversando l’alte
nebulose; hai le penne lacerate
dai cicloni, ti desti a soprassalti.


Mezzodì: allunga nel riquadro il nespolo
l’ombra nera, s’ostina in cielo un sole
freddoloso; e l’altre ombre che scantonano
nel vicolo non sanno che sei qui.


Anno: 1940
Temi: il ritorno immaginario della donna-angelo - una breve tregua di pace e tenerezza, entro la bufera della guerra
Il mottetto, scritto probabilmente nel gennaio 1940, fu pubblicato su una rivista nello stesso anno e poi, in volume, nella seconda edizione (1949) delle Occasioni. Siamo ormai in tempo di guerra: Clizia ritorna per un istante dal suo poeta ma appare sofferente, provata, simbolicamente dal volo tra gli Stati Uniti e l'Europa, ma ancor più dalla situazione storica.

SCHEMA METRICO: due quartine di endecasillabi non legati da rima, ma con numerose rime e assonanze interne.

Analisi e commento
Il poeta immagina che la donna amata (che in quel periodo si trovava negli Stati Uniti) torni da lui, volando attraverso lo spazio siderale, come un angelo. Il componimento s'incentra sul tema dell'incontro prezioso e clandestino, delle cure prestate e ricevute; oscilla tra l'angoscia degli spazi chiusi (nel riquadro) e i larghi orizzonti delle alte nebulose.
L'io poeta ha un ruolo importante nel testo. Egli mostra cure quasi materne verso la donna; l'accoglie, le libera la fronte dal ghiaccio, osserva con dolcezza le penne rovinate dal vento, veglia sul suo sonno agitato.

Protagonista della lirica è la donna angelo, che torna, dopo un lungo viaggio a cercare assieme al poeta un momento di pace. Sappiamo che la produzione del secondo Montale è segnata dalla presenza angelica e sovraumana di Clizia. Ella è, però, anche una donna fragile (hai le penne lacerate) e bisognosa di tenerezza. SI tratta di una creatura forse reale o forse fantastica; la sua è un'esistenza misteriosa: nessuna delle persone la cui ombra si intravede dalla casa del poeta sa della sua presenza; e lui custodisce gioiosamente il segreto (non sanno che sei qui).

Lo stile è finemente cesellato. Osserviamo la frantumazionea cui sono sottoposti gli otto versi del testo: in ben 5 casi sono spezzati da una pausa sintattica; in due casi tali pause permettono la ricostruzione di endecasillabi nascosti.; in altri casi il ritmo dell'endecasillabo emerge se leghiamo le prime sillabe del verso a quanto precede.
Ricostruire i versi in modo nascosto è un indice di musiclità, pur se dissimulata. Essa si attua anche in altri modi, in particolare attraverso numerose rime interne e assonanze.
Le due strofe presentano notevoli parallelismi. Un forte enjambement tra sostantivo e attributo si realizza fra il secondo e il terzo verso di ciascuna strofa.
(alte/nebulose PRIMA) (sole/freddoloso SECONDA)
In entrambe le strofe poi le chiuse sono due perfetti settenari: ti desti a soprassalti; non sanno che sei qui.



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