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Riassunto 13 capitolo I Malavoglia

Riassunto:


Padron ‘Ntoni quando vedeva il nipote tornare a casa ubriaco lo mandava a letto senza che gli altri lo vedessero. La mattina quando dovevano andare a lavoro lo lasciavano a casa perché non serviva a nulla. ‘Ntoni dapprima si vergognava ma poi ci fece l’abitudine. Il nonno sosteneva che continuando così avrebbe trascinato i fratelli in una brutta strada che stava intraprendendo e quindi cercava di persuaderlo e quando ci riusciva scoppiava in lacrime. ‘Ntoni vedendo che tutti piangevano per lui tornò a lavorare come prima, e si svegliava prima degli altri due. Quindi il nonno si rallegrò perché lui aveva pregato, e quindi lo considerò un miracolo. Quella domenica non andò neanche all’osteria, non era un bambino ma non era grande come il nonno, non sapeva che fare e quindi si mesi a sbadigliare, durante la settimana lavorava come un cane per dimenticare la disgrazia, tanto che ritornò a bere all’osteria. Quindi quando ritornava c’era ad aspettarlo la Mena con i lacrimoni. ‘Ntoni cominciò ad alzare la voce con la sorella, andava a letto di cattivo umore e bestemmiava dalla mattina alla sera. Il nonno non sapendo più che fare per toccargli il cuore, un giorno gli parlò in un cantuccio e gli animò il ricordo della madre, egli piangeva ma poi la sera andava insieme a Rocco Spatu e Cinghialenta all’osteria per scacciare la malinconia. Lui si andava a lagnare della sua condizione e chi lo ascoltava, anche se sapeva leggere, perché glielo avevano obbligato, non leggeva perché non ci guadagnava nulla. Quelle povere Malavoglia erano arrivate al punto che andava sulla bocca di tutti per colpa del fratello Don Michele visto che la Zuppidda non lo guardava aveva gettato gli occhi su Lia. Mena se ne era accorta e diceva alla sorella di non stare alla porta, però Lia vanerella era peggio di ‘Ntoni e stava alla porta a far vedere il fazzoletto con le rose. ‘Ntoni in cuor suo voleva levarsi dinanzi don Michele. La Santuzza dopo che l’aveva rotta con don Michele, aveva preso a ben volere ‘Ntoni, così lui poteva mangiare e bere a sazietà. Suo zio Santoro le diceva che avevano bisogno di lui per far entrare il vino al contrabbando, ma lei non voleva perdonarlo dopo che gli aveva fatto quella partaccia con la Zuppidda. Intanto il nonno disapprovava il comportamento di ‘Ntoni. Zio Crocifisso si era sposato con la Vespa, questa era diventata la padrona e spendeva sempre, talché lui se lo avesse saputo prima non l’avrebbe maritata. Invece Brasi era fuggito con la Mangiacarubbe. Zio Crocifisso sperava che la moglie gli avrebbe fatto le corna così l’avrebbe potuta cacciar di casa. ‘Ntoni era fiero del mestiere che faceva, poiché non doveva faticare, al contrario dei suoi familiari che lavoravano senza sosta con fatica. Il nonno provava vergogna per il nipote, per la vita che conduceva, ma questi non voleva tornare indietro perché secondo lui era assurdo fare sacrifici per niente come faceva il nonno. Il nonno rimase desolato dal comportamento di ‘Ntoni. Intanto anche i vicini avevano abbandonato i Malavoglia e quando passava don Michele, la Mena non faceva entrare la Lia e le due ascoltavano le sue barzellette. Quando la Lia era sola le faceva i complimenti, si sedeva accanto a lei guardandola come il basilisco. Ella si alzava, ma don Michele la faceva accomodare e le diceva che lei era fatta per vivere in città come i ricchi. Un giorno don Michele voleva regalare a Lia un fazzoletto che aveva comprato col denaro del contrabbando, ma Lia non lo accettò. Lia quando vedeva don Michele aveva paura che ritornava per darle un fazzoletto, questi un giorno entrò nella casa e disse a Mena di dire a ‘Ntoni di cambiare vita poiché si stava mettendo in una brutta faccenda di contrabbando. Le povere ragazze non ebbero più pace e avevano paura e la sera lo aspettavano fino a tardi e avevano paura di sentire da un momento all’altro le schioppettate. Al nonno non era stato detto nulla. La Mena quando lo vedeva in casa gli diceva di non stare con quelli che erano guardati male ed era andato in certi pasticci. ‘Ntni negava e andava nell’osteria. Don Michele diceva a ‘Ntoni di cambiare e non andavano d’accordo dopo quell’affare con la Santuzza. Inoltre per don Michele e gli altri sbirri non ci faceva niente se faceva entrare le cose di contrabbando mentre per gli altri se venivano pescati venivano imprigionati. Parlando di dazi don Franco dice che servono per pagare i soldati e critica don Giammaria che guadagna 3 tarì a messa, entra ‘Ntoni e sentendo queste chiacchiere disse che un girono o l’altro avrebbe dato sul muso la sua sciabola; quindi lo speziale lo applaudì. ‘Ntoni lo sapeva che così sarebbe andato in galera, la Santuzza non lo guardava più perché suo zio Santoro gli aveva detto che con don Michele alla porta veniva più gente all’osteria e poi senza di lui non potevano passare le cose di contrabbando. Quindi la Santuzza cominciò a trattarlo male e gli disse che se voleva da mangiare doveva guadagnarselo spaccando la legna. ‘Ntoni cominciò a lavorare, si era accorto della Santuzza che lo trattava male, a casa non poteva ritornare e i familiari lo trattavano come se fosse morto, non preparavano più la tavola e mangiavano quel poco con la scodellina sulle ginocchia. La Lia quando Mena le diceva di entrare, questa neanche l’ascoltava e si vergognavano di essere sorelle di ‘Ntoni. Mena un giorno andò a cercare ‘Ntoni come ogni volta per fargli cambiare idea, ma questi rispondeva che voleva farla pagare a don Michele e alla Santuzza e dir loro il fatto suo. La Santuzza per non vedere ‘Ntoni davanti alla piazza della chiesa se ne andava a Messa ad Acicastello. Padron ‘Ntoni quando vedeva zio Crocifisso gli diceva che era pronto ad andare dal notaio perché già avevano tutti i denari. Don Silvestro consigliò a zio Crocifisso di concludere quell’affare al più presto lui però ne aveva abbastanza di notai a causa della Vespa che spendeva il suo patrimonio. Intanto don Michele era ritornato nell’osteria della Santuzza e anche massaro Filippo. ‘Ntoni Malavoglia si era visto scacciato dall’osteria come un cane senza un soldo in tasca. Rocco Spatu e Cinghialenta che prendevano sempre in giro. Tante gliene dissero che un giorno si montò la testa andò all’osteria e disse ad alta voce che lì non ci aveva messo più piede perché il vino che vendeva la Santuzza era solo acqua colorata e fregavano i soldi. La Santuzza toccata nel debole disse che lui non ci veniva più, perché erano stanchi di tenerlo per carità e l’avevano cacciato con la scopa. ‘Ntoni cominciò a gridare e a rompere i bicchieri, quindi si arruffò con don Michele e cominciarono a darsi pugni, mentre la gente cercava di separarli. Ci riuscì Peppe Naso con la sua cinghia di cuoio. Don Michele raccolse la sciabola che aveva persa e se ne andò, mentre ‘Ntoni era rimasto a terra col naso sanguinante e gli diceva mentre si asciugava il sangue dal naso che la prossima volta gli dava il resto.



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