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Riassunto: Niente di nuovo sul fronte occidentale


di Erich Maria Remarque
Riassunto:

Questo celebre romanzo di Remarque è ambientato durante la Prima Guerra Mondiale, fra le trincee di combattimento. L'autore aveva vissuto in prima persona l'esperienza bellica, avendo combattutto anche nella terribile battaglia di Verdun tra tedeschi e francesi.
La narrazione è vista secondo l'ottica di un soldato tedesco, giovanissimo, che si ritrova catapultato, da una tranquilla vita da studente, nel mezzo degli intensi combattimenti. Remarque narra tutte le angosce della guerra del fronte: l'ansia per la mancanza di sonno, di cibo, di acqua; la minaccia dei bombardamenti costanti, il gas letale che brucia i polmoni e provoca un'atroce morte; i proiettili, che devono essere riconosciuti in base al loro suono per determinarne la pericolosità; i rapporti con i superiori, che rendono ancora più avvilente la tragica realtà bellica; la speranza dei giorni di permesso per tornare dai familiari, che diviene incubo per l'incapacità dei soldati di rapportarsi ad una società che, ormai, non li comprende più; il fronte di battaglia, che diviene nel tempo l'unica realtà concepibile per il combattente, tra dolori inenarrabili ma anche tra l'affiatamento con i compagni, e che è altresì l'unica realtà che riesce a comprendere, perché la guerra ha segnato definitivamente il bilancio della sua vita.
"Niente di nuovo sul fronte occidentale" è un'opera scritta in prima persona, dove vengono riferite le emozioni, i sentimenti, i terrori e le angosce di una guerra che nessuno vuole ma tutti fanno. E' un libro accorato, che a tratti si fa tetro o peggio efferato, quando narra le piccole tragedie quotidiane delle morti continue di animali, uomini e speranze.
E' un libro veramente intenso, suggestivo, e il suo stile referenziale, ai limiti del giornalismo (e infatti Remarque ha alcune affinità con la narrativa di Hemingway), riesce a condurre il lettore lungo un percorso umano di dura lotta per la vita delle proprie idee prima ancora che del proprio corpo.
Poter attingere ad esperienze personali così intense ha permesso all'autore di essere sempre genuino, veritiero, mai scontato o banale, perché in questo libro tutto ciò che è detto è fortemente sentito, in nessun caso retorico.
Il messaggio antimilitarista si fa sempre più chiaro con il procedere della narrazione, e questo messaggio, che oggi ci fa ancor più ammirare l'opera, al tempo dell'uscita di questo libro, il tempo dell'ascesa del nazismo in Germania, fece condannare e censurare questo volume in patria teutonica, e il libro ottenne riconoscimenti e successo solo al di là dell'oceano, negli Stati Uniti, dove divenne celebre soprattutto grazie alle trasposizioni cinematografiche.

Parte importante del romanzo 
Una delle caratteristiche della prima guerra mondiale fu la tattica di logoramento, attuata con la postazione dei soldati lungo le linee di confine a creare uno sbarramento all'avanzata nemica. Giorni e giorni rintanati nelle trincee ad aspettare un attacco, al freddo, alla pioggia, spesso con scarsità di viveri. E quando l'ordine di attacco arriva, i soldati si trasformano in animali assalitori: fucili, mitragliatrici, bombe a mano, baionette... l'uomo muore e la guerra vince. Questo è l'orrore che ci descrive Remarque in questo brano. Il brano non ha bisogno di commenti; il suo crudo realismo ci ha portato nel vivo dell'azione e abbiamo sentito con i nostri sensi l'orrore di quel massacro. Eppure, nella furia del combattimento è ancora vivo un senso profondo di umanità se due occhi paralizzano per un istante la follia di uccidere e se si è ancora capaci di giudicare che le facce dei nemici sono stravolte. Ma mostruosi non sono i volti degli uomini o la loro disperata corsa ad uccidere per non essere uccisi; il mostro è la guerra che schiera faccia a faccia uomini diventati belve pericolose dalla paura, che si difendono dall'annientamento, sempre più disperatamente travolti dall'onda del sangue che moltiplica le energia nell'angoscia e nella rabbia e nella sete di vivere. La molla che sorregge tanta disperata forza è proprio la sete di vita, questa risorsa istintiva e brutale che sommerge ogni sentimento e ogni ragionamento. La guerra, infatti, è il trionfo dell'irrazionale, del negativo, del Male. Con queste descrizioni apocalittiche che sono cronaca più che storia, Remarque ha pronunciato la sua dura condanna alla guerra. Ma da ogni paese d'Europa e del mondo scrittori e poeti si sono scagliati, sempre, contro questa assurdità che rende gli uomini non più uomini. Eppure si continua a combattere e con prospettive di distruzione sempre più totale.

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