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Riassunto: Scapigliatura


Riassunto:

Designazione di un gruppo di scrittori e artisti lombardi e piemontesi, che nella 2° metà del secolo XIX dettero vita ad un movimento programmaticamente volto al ripudio della tradizione e alla ricerca di un’originalità estrema, ma effettivamente condizionato dalle suggestioni delle varie culture europee contemporanee, nonché dai miti residui del romanticismo e anche alla tradizione retorica ed accademica.
La Scapigliatura è una corrente letteraria fiorita in particolare a Milano, ma poi anche a Torino tra il 1860 e il 1880. Il termine scapigliatura è utilizzato per la prima volta nel 1861 da Cletto Arrighi nel romanzo “La Scapigliatura” e il 6 febbraio per designare i protagonisti che costituiscono una classe che egli chiama <<pieni di impegno, liberi, irrequieti, vero pandemonio del secolo, personificazione della follia che sta fuori dei manicomi>>
Poi il termine si diffonde nel ambiente del liberismo lombardo assumendo una connotazione politico rivoluzionaria venendo a indicare una schiera di giovani anticonformisti, avversi a ogni forma di vita borghese ribelli e insofferente e per assimilazione ai termini boheme (riferendosi alla vita anarchica e dissoluta degli artisti che sempre più percepiscono la separazione dalla realtà), passa ad identificare direttamente il gruppo di letterati milanesi che si riuniscono attorno a Cletto Arrighi, Rovani, Boito, Praga, Dossi e poi quella Milanese che amerà Camerata Giacosa.
La Scapigliatura si presenta come u movimento sociologico: da un punto di vista artistico dà esiti significativi, perché è un movimento che mette più le radici sul piano della realtà sociale in cui opera, non produce effetti immediati né pone le basi per quello che sarà successivamente definito decadentismo, anche se ha tra gli effetti immediati quello della provincializzazione della cultura per trovare agganci con la cultura straniera
Anarchico perché non accetta le regole del passato contribuendo al tramonto della vecchia letteratura e andando alla ricerca di nuovi ideali.
Borghese perché gli intellettuali del movimento sono borghesi.
Non è un movimento monotono ne composito, distingue una scapigliatura milanese da una torinese. Gli scapigliati milanesi aderiscono per intero alla visione del mondo che si è sviluppato soprattutto in Francia, perché Milano ha una visione mitteleuropea dato che è un crocevia artistico, economico e culturale.
La radice del fenomeno e del movimento sono la delusione per gli esiti del risorgimento, un contraddittorio rapporto con l’industrializzazione incipiente (tra fascino e rifiuto), volontà di opposizione ai modelli in vita e alla mentalità borghesi, che si concentrano negli atteggiamenti umani e letterari dal ribellismo e del maledettismo, in un programma di contestazione e di svecchiamento politico-sociale.
In ambito filosofico la Scapigliatura fa propria una concezione del mondo irrazionalistica e spiritualistica, mescolata a superficiali suggestioni positivistiche. Sul piano letterario si caratterizza per il rifiuto dei modelli letterari romantici e tardo romantici. La volontà di protesta nei confronti della normalità.
Il nome di Scapigliatura con quale Cletto Arrigi (pseudonimo di Carlo Righetti) tradusse nel titolo di un suo mediocre romanzo, il francese boheme (che indicava la vita irregolare e zingaresca di artisti poveri e misconosciuti, definisce una corrente letteraria fiorita tra il ’60 e l’80. Fu composta da un gruppo di scrittori lombardi o in genere settentrionali che ebbero a Milano il loro luogo d’incontro, furono legati da amicizia e da somiglianza di vita e di costume, e soprattutto ad un’avversione al tardo romanticismo del Prati e dell’Aliardi e dall’intenzione di fare oggetto della poesia il vero, sia quello della natura e della società, sia quello dei sentimenti. Non riuscirono ad elaborare una nuova poetica ben definita, ma vollero essere scrittori d’avanguardia, ribelli, nell’arte e nella vita, alla letteratura ufficiale cioè al manzonismo e al suo spirito cristiano, alla retorica patriottica, a ogni conformismo letterario e di costume. La rivolta investiva essenzialmente la struttura etico sociale che si andava delineando, in Italia nella timida costruzione d’uno Stato borghese moderno soprattutto a Milano dove si affermavano le prime forme di capitalismo industriale e agrario. Gli Scapigliati ripudiarono la società in cui vivevano, che appariva loro fondata su un materialismo egoistico, negatore di ogni ideale, ma non seppero concretare le loro aspirazioni se non in una rivolta individuale esasperata (evidente nella loro vita anarchica, sgretolata, prima ancora che nella loro arte), incapace di approdare alla costruzione di valori nuovi. Di continuo oscillarono fra uno smarrimento conseguente al tramonto degli ideali risorgimentali e l’incapacità di liberarsi pienamente dal passato, fra un ansia di romantici ideali e il sentimento scorato della loro ineluttabile fine, fra la realtà gretta e meschina e il desiderio del sogno, dell’evasione. Fu un contrasto esasperatamente romantico che essi vissero con abbandono totale, portato a volte, fino al ripudio della vita (suicida morì il camerata distrutti dall’alcolismo e dalle dissolutezze il Praga e il Tarchetti), ed esasperatamente romantica fu la loro psicologia torbida, la loro confusione tra arte e vita. Dal nostro primo Romanticismo li distingue però, il loro individualismo anarchico e antiborghese. Essi proclamarono che la poesia è indipendente da ogni finalità educativa, e denunciarono la solitudine del poeta nella società moderna.
Le opere degli Scapigliati oscillarono tra rappresentazione realistiche e crude, portate fino al macabro e all’arrido, e l’evasione nella fiaba, spesso moraleggiante o cronica, alla maniera dei romantici tedeschi, o nel sogno, fra una volontà di denuncia morale e sociale e un puro sfogo individualistico. Anticiparono due correnti posteriori nettamente contrastanti: il Decadentismo e il Verismo. Del primo ispirandosi a Baudelaire intravedono l’idea della poesia come rivelazione di una realtà più profonda, fermentante nelle zone oscure dell’essere, alla quali si può giungere solo abbandonandosi all’irrazionale.
Dal Naturalismo francese, padre del nostro Verismo, riprendono la rappresentazione oggettiva e anticonformista del vero morale e sociale, visto come naturalità istintiva. Ma conformemente al loro sentimento tormentato della realtà, esprimono di esso gli aspetti più macabri di malattia e di disfacimento o il grigiore di un’esistenza sfiduciata Stilisticamente gli Scapigliati rivelano una tendenza antiumanistica e antiletteraria, caratterizzata, anche in poesia, dalla ricerca di un linguaggio parlato che consente un’adesione al vero, senza diaframmi letterari e culturali. Alcuni cercavano un linguaggio prezioso e allusivo, ispirato alla poesia di Baudelaire e in sostanza predecadentistico. La Scapigliatura agì soprattutto come elemento di rottura contribuendo al tramonto della vecchia letteratura ed esprimendo l’ansiosa ricerca di nuovi ideali delle generazioni post risorgimentali. Nello stesso tempo tentò sia pure conseguendo risultati soltanto parziali di superare il provincialismo delle letteratura contemporanea approfondendo la conoscenza della letteratura straniera.



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