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Riassunto: Western di cose nostre, Sciascia

di Leonardo Sciascia
Riassunto:

Come in un film Western, girato con sapiente regia, senza fantasie esagerate, in questo racconto i fatti si svolgono con rapidità e drammaticità, tenendo sempre desta l’attenzione del lettore.
Durante gli anni tragici della prima guerra mondiale, in un grosso paese siciliano due cosche mafiose entrano in lotta fra loro; e la lotta per il potere si fa feroce, spietata, senza esclusione di colpi, cosicché la catena dei morti ammazzati si allunga ogni mese. Ma ecco che ad un punto la faida si accelera, le uccisioni di mafiosi dell’una e dell’altra parte aumentano in modo impressionante, nonostante sia stata espressa dalle due fazioni la volontà di porre fine allo sterminio reciproco. Dopo un attimo di grande smarrimento, i mafiosi scoprono di essere nel mirino di un vendicatore solitario; ben presto, però, l’ignoto assassino verrà identificato e la sua condanna a morte decretata in un baleno. Si tratta di un insospettabile professionista, che da studente aveva amoreggiato con una ragazza di una famiglia incertamente nobile ma certamente ricca. Laureatosi, aveva fatto dei passi presso i familiari di lei per arrivare al matrimonio, ma era stato respinto perché povero e dall’avvenire non sicuro. Tuttavia la corrispondenza con la ragazza tanto amata era continuata, allorché i ricchi parenti di lei si erano rivolti alla mafia locale che, con terribili minacce, era riuscita a far fallire definitivamente ogni possibilità di matrimonio fra i due innamorati. Il giovane aveva quindi deciso un’atroce vendetta.
Ora dunque i mafiosi l’avevano scoperto. Ed era condannato.
L’esecuzione avviene sul finire di una giornata d’estate nella piazza principale del paese, davanti agli occhi di tutti, mentre un complice, per coprire lo sparo assassino, gira la manovella di avviamento del motore di un’automobile.

Commento
Come in una pagina di cronaca, il linguaggio appare semplice e fatto di cose, lo stile lineare e asciutto. Alcune frasi del racconto sono molto brevi, quasi fulminee; talvolta prive di verbo, appaiono come una coda, troncata di netto, del periodo precedente. Sciascia ha creato un quadro perfetto dell’ambiente paesano della Sicilia, attanagliato dal cancro della mafia, una delle piaghe storiche più tenacemente immodificabili che da circa un secolo affligge la sua terra. Lo scrittore non interviene direttamente con giudizi o considerazioni o riflessioni, non commenta: lascia che siano i fatti, con la loro consequenzialità, a parlare da soli al lettore.
Qui la mafia è vista come realmente è, non come pura e semplice manifestazione delinquenziale, bensì come vasta associazione criminosa segretamente legata al malcostume di alcuni uomini politici e con diramazioni presso ambienti e persone insospettabili.
Acuto interprete del modo di agire, pensare e sentire mafioso, lucido e spietato avversario della mafia, Sciascia è stato concordemente definito il più autorevole mafiologo del suo tempo.



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