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Stelle - Ungaretti: parafrasi, analisi e commento

Appunto di letteratura riguardante la poesia "Stelle" di Giuseppe Ungaretti: testo, parafrasi, analisi del testo, figure retoriche e commento.

La poesia "Stelle" è stata scritta da Giuseppe Ungaretti nel 1927 e fa parte della raccolta Sentimento del tempo, più precisamente appartiene alla sezione intitolata Sogni e accordi, che contiene liriche brevi, contrassegnate da eleganza formale e da una forte concentrazione tematica. Probabilmente il modello a cui guardava Ungaretti era quello dei brevi e intensi madrigali di Torquato Tasso.



Indice




Testo

Tornano in alto ad ardere le favole.
Cadranno colle foglie al primo vento.
Ma venga un altro soffio,
ritornerà scintillamento nuovo.



Parafrasi

Ritornano a splendere in cielo le stelle (sembrano favole).
Cadranno con le le foglie secche al primo vento.
Ma arriverà una nuova ondata (di vitalità),
che le ridarà un nuovo splendore.



Analisi del testo

Schema metrico: tre endecasillabi (vv.1,2,4) e un settenario (v.3), senza rima.

Temi: l'alternarsi di speranza e angoscia, la tensione verso un orizzonte più alto.

La lirica è di difficile lettura (ermetica in senso stretto) e se ne può fornire solo qualche elemento di decifrazione. Tre sono le principali aree di significato:
  • la luce: ardere, scintillamento;
  • la natura: stelle, foglie, vento, soffio;
  • l'alternanza alto/basso: il movimento è prima ascendente (Tornano in alto), poi discendente (cadranno), quindi nuovamente ascendente (ritornerà scintillamento nuovo).


Possiamo inoltre ritrovare nel testo immagini chiaramente simboliche:
  • le favole richiamano all'infanzia, all'innocenza, alle sue fantasie e forse alla sua fede ingenua;
  • le favole continuano oggi a brillare come stelle, ovvero fantasticare infantile (e la fede) è ancora affascinante, per l'uomo adulto, come lo scintillio delle stelle;
  • fantasie e fede religiosa subiscono però le disillusioni proprie dell'età matura: le favole sono allora come foglie spazzate via dal vento;
  • ma la capacità di immaginare e credere in un orizzonte religioso non viene comunque meno: nell'adulto rimane la capacità di sognare un altro soffio; oppure il poeta si augura che il soffio stesso prenda l'iniziativa, ritorni e produca scintillamento nuovo.

Rispetto all'Allegria, la sintassi poetica pare più costruita e articolata; tra l'altro incontriamo nel testo versi tradizionali, come l'endecasillabo e il settenario. Non appare un vero e proprio sistema di rime; tuttavia una sottile tramatura fonica sorregge il testo (faVOle / primo VEnto / nuoVo / VEnga; VEnto / scintillamento e Foglie / soFFio).



Figure retoriche

Analogia = "favole = stelle" (v. 1).

Paronomasia = "alto / altro" (vv. 1-3). La figura retorica che accosta parole di suono simile ma di significato diverso.

Metafora = "ardere le favole" (v. 1).



Commento

Su queste basi possiamo fornire un'interpretazione complessiva del breve testo. Con il suo alternarsi di speranza e angoscia, tra luce e le tenebre, la lirica pare riassumere l'andamento di tutta la raccolta Sentimento del tempo. Le stelle del titolo hanno valore metaforico: sono il chiarore che illumina la notte, che continua a splendere anche nella stagione buia della morte, ovvero l'autunno ("il vento che porta via le foglie"). Inoltre le stelle che compaiono e scompaiono nel cielo rappresentano le speranze (le favole) degli uomini, vanificate dalle delusioni ma sempre a riaccendersi e a scintillare. Lo scintillamento nuovo annuncia l'ipotesi o la fede di una vita anche dopo la morte, nell'aldilà: è una speranza a cui il poeta vuole credere, come a una favola (nel senso più nobile) di futuro riscatto. Questa immagine si intreccia con quella delle foglie che cadano al vento autunnale, ma torneranno a vivere al primo soffio di primavera.



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