di Salvatore Quasimodo
Analisi del testo:
Temi: l'atrocità della guerra - la rinuncia, quindi, alla poesia - il silenzio per propiziare un mondo migliore
Anno: 1947
La lirica tra le più famose, è una testimonianza dell'impegno di Giorno dopo giorno; si può avvicinare al Neorealismo (in particolare alla narrativa di guerra e Resistenza) che stava contemporaneamente fiorendo nella prosa di quegli anni.
Durante la seconda guerra mondiale, ci fu un periodo, compreso fra l'8 settembre 1943, inizio dell'occupazione tedesca in Italia, e il 25 aprile 1945, fine della guerra, in cui l'anima dei poeti, soffocata dall'orrore dei mali che straziavano il nostro paese, non poteva certo abbandonarsi alla poesia. I soldati tedeschi torturavano e deportavano; voce lamentose di bambini e voci urlanti di madri straziavano l'aria e il cuore; e i morti abbandonati sulle piazze e sull'erba brinata siscitavano l'incubo e il terrore. Come potevano i poeti cantare?
Essi si comportavano come gli antichi ebrei che, deportati schiavi a Babilonia, appesero ai rami dei salici le loro cetre con cui in patria erano soliti accompagnare i canti e le preghiere.
Gli orrori della guerra sono rappresentati con immagini potenti, macabre e con il richiamo alle sole voci che si levano da tanto dolore: il lamento dei bambini innocenti e le urla delle madri impazzite dalla disperazione.
Tutta la lirica è impostata sulle analogie <<dura di ghiaccio, urlo nero, lamento d'agnello>> che creano una crescente tensione drammatica.
SCHEMA METRICO: endecasillabi sciolti
Analisi del testo:
Temi: l'atrocità della guerra - la rinuncia, quindi, alla poesia - il silenzio per propiziare un mondo migliore
Anno: 1947
La lirica tra le più famose, è una testimonianza dell'impegno di Giorno dopo giorno; si può avvicinare al Neorealismo (in particolare alla narrativa di guerra e Resistenza) che stava contemporaneamente fiorendo nella prosa di quegli anni.
Durante la seconda guerra mondiale, ci fu un periodo, compreso fra l'8 settembre 1943, inizio dell'occupazione tedesca in Italia, e il 25 aprile 1945, fine della guerra, in cui l'anima dei poeti, soffocata dall'orrore dei mali che straziavano il nostro paese, non poteva certo abbandonarsi alla poesia. I soldati tedeschi torturavano e deportavano; voce lamentose di bambini e voci urlanti di madri straziavano l'aria e il cuore; e i morti abbandonati sulle piazze e sull'erba brinata siscitavano l'incubo e il terrore. Come potevano i poeti cantare?
Essi si comportavano come gli antichi ebrei che, deportati schiavi a Babilonia, appesero ai rami dei salici le loro cetre con cui in patria erano soliti accompagnare i canti e le preghiere.
Gli orrori della guerra sono rappresentati con immagini potenti, macabre e con il richiamo alle sole voci che si levano da tanto dolore: il lamento dei bambini innocenti e le urla delle madri impazzite dalla disperazione.
Tutta la lirica è impostata sulle analogie <<dura di ghiaccio, urlo nero, lamento d'agnello>> che creano una crescente tensione drammatica.
SCHEMA METRICO: endecasillabi sciolti