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Analisi: L'Assiuolo, Pascoli

di Giovanni Pascoli
Analisi del testo:

La costruzione del testo è particolare: presenta tre quadri che parrebbero autonomi, privi di collegamento; l’unico esile legame sembra costituito dalla voce dell’assiuolo, chiù.
La prima strofa (vv. 1-8) raffigura il cielo notturno, poco prima che sorga la luna.
La seconda (vv. 9-16) descrive il fruscio proveniente dal bosco e, in lontananza, il rumore ritmico delle onde marine.
La terza (vv. 17-24) mostra le cime degli alberi protesi verso i raggi lunari e scossi da un leggero vento.
Possiamo così sintetizzare il contenuto della lirica: in una notte nebbiosa il poeta guarda il cielo, cerca invano la luna, rimira le rade stella. Ma, rispetto a tale spettacolo, la sua attenzione è continuamente distratta: prima dai lampi che, all’orizzonte, accendono le nubi nere e cariche di pioggia; poi dalla voce monotona del mare; infine dal fruscio fragoroso delle cavallette. Intanto, dall’una all’altra strofa, egli ascolta la voce solitaria e lamentosa dell’assiuolo.

Schema metrico: 3 stanze (doppie quartine) di versi novenari, con schema di rime ABABCXCx; X corrisponde alla rima fissa –u e x alla parola-rima chiù.

Alcuni elementi ci aiutano a interpretare il testo:
-Il primo è la costante presenza del chiù, il verso dell’assiuolo che, tradizionalmente, annunciava sventure;
-Il secondo elemento sono i sistri (v.20), strumenti musicali usati dagli antichi Egizi nei loro funebri di resurrezione;
-Infine l’accenno alle porte / che forse non s’aprono più (vv. 21-22), allusione probabilmente al regno della morte, che gli egizi credevano di poter riaprire.
La lirica è dunque una personalissima meditazione sulla morte: un’intuizione di quel mondo segreto, alternativo all’esistenza comune, che attrae gli uomini ma resta per sempre inattingibile. In questo senso l’improvvisa domanda iniziale condensa, con la sua sospensione, il messaggio ideologico della lirica: il mondo e la vita umana in esso sono interrogativi senza risposta.

Analisi personalizzata
Secondo la critica moderna questa lirica per il suo linguaggio e il tono simbolico si può considerare la più perfetta dell’arte pascoliana.
Quali sono i sentimenti dominanti?
L’estasi e l’angoscia. Dapprima prevale il sentimento dell’estasi: la notte è meravigliosa, il cielo è chiaro come l’alba; perfino gli alberi, stupiti, sembrano levarsi diritti a cercare la luna nascosta dalla nuvolaglia; l’incanto è reso più intenso dalla melodia del mare sonnolento e dai misteriosi fruscii, là tra le macchie, che sembrano accarezzare l’anima e cullarla nel sogno.
Ma all’estasi subentra l’angoscia. C’è qualche cosa che turba tanta pace: non il guizzo dei lampi, non le nuvole nel cielo lontano, ma una voce che si leva triste dai campi: il chiù dell’assiuolo.
Dapprima il poeta la nota quasi di passaggio, ma poi ripensandoci, prova un sussulto: il cuore ricorda un’antica sofferenza. La voce dell’uccello notturno pare la voce stessa del suo cuore angustiato. A questo punto anche le cose all’intorno cambiano aspetto. Sono sempre belle, ma acquistano un tono di tristezza: sulle cime nitide nel cielo trema ora un sospiro di vento; lo stridio delle cavallette pare il suono dei sistri d’argento, voce che si frange davanti alla porta dell’oltretomba; e forte come un’eco vicina, ecco il singhiozzo dell’assiuolo, un pianto di morte.

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