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Analisi: Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, Pavese

di Cesare Pavese
Analisi del testo:


La seguente lirica, che dà il titolo alla raccolta di versi pubblicata postuma nel 1951, fu scritta dal poeta pochi giorni prima del suicidio ed è assai significativa per farci capire il doloroso fascino della morte che sempre perseguitò. Una morte che accompagna l’uomo con la sua costante, subdola presenza che solo nell’ultimo istante mostrerà il suo sguardo ammaliatore e insidioso come quello della donna più amata.

Schema metrico: due strofe (12 versi e 7 versi) di novenari.

La morte, affascinante e temuto mistero, costantemente presente alla mente del poeta, implacabile e invincibile come i rimorsi e i vizi assurdi, assume gli occhi della donna amata, misteriosa e affascinante: in quello sguardo di cui non ha paura egli finalmente conoscerà il mistero della vita e del nulla. La donna assurge a simbolo di profonde risonanze dell’anima, allo stesso tempo attesa di cose belle e fascinose e di dolorosi disinganni. Tutta la lirica è giocata sull’indeterminatezza arcana di gridi taciuti, di vane parole, di labbra chiuse: simboli vaghi di gioie e speranze che sono state deluse. Ne risulta un inno disperato ad un amore senza futuro che per il poeta diventa consapevolezza di rinuncia. <<verrà la morte e avrà i tuoi occhi>>: è un grido di accusa ed è la confessione estrema delle ragioni del suicidio: non trovare nemmeno negli occhi della donna amata la spinta sufficiente per sopravvivere.



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