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Commento: Gloria del disteso mezzogiorno, Montale

di Eugenio Montale
Commento:

Ecco un altro dei famosi paesaggi assolati di Montale. Un cielo irradiato dalla piena luce del mezzogiorno estivo che svela con evidenza spietata la desolazione della terra: niente ombre, una luce che abbacina e sfuma i contorni (le parvenze) delle cose, niente acqua nel torrente (secco greto) e arsura dappertutto. In tanta desolazione un palpito di vita, un filo di speranza: un uccello, il martin pescatore che, volteggiando sopra la terra assetata, preannuncia la pioggia benefica.
In questa lirica, il male di vivere, motivo ricorrente nei desolati versi di Montale, sembra aprirsi a uno spiraglio di speranza. L’ora presente è avara ed ostile, un paesaggio riarso, ma nell’attesa del bene futuro, la pioggia, vi è già un presentimento di gioia, anzi vi è gioia più compita.
Come abbiamo notato in Meriggiare, anche qui il poeta insiste su motivi aspri e forti, tipici della sua Liguria: un sole nel pieno fulgore dell’estate, “un secco greto”, una “reliquia di vita”, “la buona pioggia di là dallo squallore”… Immagini e parole si accordano rendendo in tutta la sua asprezza paesaggio di luce e di arsura.



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