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Figure retoriche: La Cavalla Storna di Giovanni Pascoli

Quali sono le figure retoriche presenti nella poesia La cavalla storna di Giovanni Pascoli? Dall'anafora alla metafora, eccovele tutte ben spiegate!
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La poesia costituisce la commossa rievocazione dell'assassinio di Ruggero Pascoli, avvenuto in un agguato il 10 agosto 1867. Attraverso la quale Giovanni Pascoli ricorda la scena di quando era ancora un ragazzino e la cavalla storna (dal manto pezzato) che trainava il carretto ritorna alla loro dimora trasportando il padre morto a seguito di un colpo da arma da fuoco. Dato che non sembrano esserci testimoni ad aver visto la scena, la madre di Giovanni si rivolge direttamente alla cavalla per sapere chi ha ucciso suo marito. La cavalla non può parlare, è solo un animale, però quando sente il nome fatto dalla madre, nitrisce, come a voler confermare quel nome come l'autore dell'assassinio.





La cavalla storna: tutte le figure retoriche

In questa pagina trovate tutte le figure retoriche contenute nella poesia La cavalla storna di Giovanni Pascoli. La figura retorica più importante è l'anafora, che si ripete più volte perché sono le parole disperate che la madre di Pascoli rivolge alla cavalla. Per maggiori informazioni consultate la sezione principale → La Cavalla Storna - Pascoli.



Metafora

Nel v.1 si parla del silenzio che si trova in una posizione molto elevata. Questa è una metafora dato che il silenzio è astratto e non si può vedere. Il senso della frase è che con l'arrivo della notte c'è maggiore silenzio.
il silenzio era già alto

Nel v.19 dice che il cuore contiene qualcosa, e in questo caso è la vegetazione marina. Ovviamente nel cuore non è possibile che ci sia questo e, dunque, l'espressione in questione è una metafora.
Tu ch’hai nel cuore la marina brulla

Nel v.42 è presente un'altra metafora perché gli occhi del cavallo vengono descritti come se al loro interno vi fosse un fuoco. In realtà, il significato metaforico è che la cavalla è l'unica ad aver visto lo sparo che ha ucciso Ruggero Pascoli.
con dentro gli occhi il fuoco delle vampe



Personificazione

Nel v.2 il vento smuove i pioppi e si viene a creare un fruscio e questo rumore viene descritto dal poeta come un sussurrare. Chiaramente gli alberi non sussurrano e, quindi, gli ha conferito una capacità tipica dell'uomo, quella di parlare. Si tratta di una personificazione!
Sussurravano i pioppi



Anafora

L'anafora è presente nei versi vv. 11-12; vv. 23-24; vv. 34-36; vv. 47-48 ed è la frase che la mamma di Pascoli rivolge alla cavalla facendo riferimento al marito è giunto morto nella loro abitazione tramite la carretta che la cavalla stava trainando.
O cavallina, cavallina storna, che portavi colui che non ritorna



Eufemismo

Nel v. 12 la madre di Pascoli parla di un uomo che dice che non ritorna. Questo è un modo meno "duro" e "doloroso" per evitare di dire che la cavalla stava trasportando un corpo morto.
che portavi colui che non ritorna



Allitterazione

Allitterazione della R (v.4). Questa figura retorica serve a creare il rumore che producono i cavalli quando mangiano.
frangean la biada con rumor di croste



Anastrofe

Nel v. 7 le due parole sono scritte in modo invertito solamente per far combaciare la rima con aguzzi. L'ordine corretto sarebbe dovuto essere "gli spruzzi del mare".
del mar gli spruzzi



Iperbole

Nel v. 17 viene usato il termine uragano per esaltare la corsa veloce della cavalla.
Tu che ti senti ai fianchi l'uragano



Enjambement

Eccovi i versi che sono stati spezzati per poi proseguire nel verso successivo.
alle lor poste / frangean" (vv. 3-4)
gli spruzzi / ancora (vv. 7-8)
da essa / era mia madre (vv. 9-10)
testa / verso mia madre (vv. 21-22)
era daccanto / al dolce viso (vv. 33-34)



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