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Arano, Giovanni Pascoli: parafrasi, analisi, commento

Di cosa parla la poesia Arano di Giovanni Pascoli? Eccovi la parafrasi, l'analisi del testo, le figure retoriche e commento della poesia Arano.
Arano

Arano è una poesia scritta da Giovanni Pascoli nel 1886 e inclusa in un opuscolo nuziale intitolato "L'ultima passeggiata", dedicato al matrimonio del suo amico poeta Severino Ferrari. Adesso è parte della seconda edizione della raccolta Myricae. Si tratta di una lirica che apparentemente illustra la vita campestre ma che in realtà nasconde un significato più profondo, ovvero le emozioni del poeta.





Arano: scheda poesia

Titolo Arano
Autore Giovanni Pascoli
Genere Madrigale
Raccolta Myricae
Data 1886
Corrente letteraria Decadentismo
Temi trattati L'umile lavoro dei contadini
Personaggi Contadini, due uccelli, l'autore che osserva
Luogo In aperta campagna
Frase celebre «il passero saputo in cor già gode»




Testo

Al campo, dove roggio nel filare
qualche pampano brilla, e dalle fratte
sembra la nebbia mattinal fumare,
arano: a lente grida, uno le lente
vacche spinge; altri semina; un ribatte
le porche con sua marra paziente;
ché il passero saputo in cor già gode,
e il tutto spia dai rami irti del moro;
e il pettirosso: nelle siepi s'ode
il suo sottil tintinnio come d'oro.




Parafrasi

Nel campo, dove nei filare qualche foglia di vite
ancora splende con il suo color rossiccio, e dai cespugli
si alza la nebbia mattutina come un fumo,
arano (i contadini): uno grida lentamente, un altro spinge
le vacche lente, un altro semina, un altro spiana
pazientemente con la zappa;
poiché il passero è furbo e pregusta il momento,
e osserva tutta la situazione dai rami privi di fogliame del gelso;
e intanto tra le siepi si può sentire il canto tintinnante
del pettirosso simile a quello delle monete d'oro.



Analisi del testo

Schema metrico: la lirica è composta da tre strofe, due terzine e una quartina formate entrambe da endecasillabi. La rima è incatenata nelle prime due strofe ed è alteranata nella terza strofa, perciò segue lo schema metrico ABA CBC DEDE.

La poesia in questione è un madrigale. Ma cos'è un madrigale? È un componimento letterario di origine popolare caratterizzato da temi amorosi e da ambientazioni rurali, anche se nel tempo ha subito diverse evoluzioni nello stile e negli argomenti trattati. Il poeta adotta uno stile semplice, fa uso di vocaboli colti e raffinati (roggio, mattinal, ché, saputo, irti, moro) che sono bilanciati da una terminologia appartenente al mondo contadino (porche, marra, pampano, fratte).

Il titolo della poesia fa riferimento al verbo "arare", un'azione tipica di chi lavora la terra.

La prima strofa serve a descrivere l'ambiente circostante e in quale periodo dell'anno si trova il poeta durante un'immaginaria passeggiata nella campagna toscana. Attraverso la parola "roggio" (color rossiccio), che riferita alla parola "pampano" (la foglia della vita), sta ad indicare che la vite si sta ingiallendo, indicando così che ci si trova in una campagna durante la stagione autunnale. Anche la presenza della nebbia, tipica di questa stagione, è un riferimento all'autunno. In questa strofa domina la descrizione visiva.

La seconda strofa descrive le diverse azioni dei contadini che stanno lavorano, ognuno con un preciso compito da svolgere. L'autore non si limita a descrivere ciò che vede ma anche ciò che sente (le grida, il rumore della marra).

Nella terza strofa entrano in scena il passero e il pettirosso, due uccelli che osservano i semi rimasti in superficie sulla terra e aspettano che i contadini si allontanano un po' per godersi il pasto. Oltre la descrizione visiva (il passero spia la scena), è presente anche quella uditiva (il verso del pettirosso, tintinnio). Anche qui vi è un elemento tipico dell'autunno, ovvero i rami "irti" (spogli) del gelso.



Figure retoriche

Di seguito trovate l'elenco delle figure retoriche, che abbiamo spiegato minuziosamente nella sezione Arano - Figure retoriche.
  • Allitterazione della F = "filare" (v.1); "fratte" (v.2); "fumare" (v.3).
  • Ripetizione = "lente grida", "lente vacche" (v.4);
  • Ipallage = "paziente" (v.6), l'aggettivo è riferito al contadino.
  • Sinestesia = "lente grida" (v.4); "sottil tintinno" (v.10).
  • Ellissi = "arano" (v.4) risulta mancante il sostantivo contadini; "e il pettirosso" (v.9) risulta mancante il verbo spia.
  • Anastrofe = "in cor già gode" (v.7); "nelle siepi s'ode" (v.9)
  • Onomatopea = "tintinnio" (v.10).
  • Similitudine = "come d’oro" (v.10).
  • Enjambement = "fratte / sembra" (vv. 2-3); "un ribatte / le porche" (vv. 5-6); "s'ode il suo sottil tintinnio" (vv. 9-10).



Commento

L'autore rappresenta una scena di vita campestre: nel campo vi sono alcune foglie della vite che hanno un colore rosso tipico della stagione autunnale che sembrano risplendere sul filare (piante disposte in fila a distanze uguale l'una dall'altra), mentre dai cespugli spinosi si alza una nebbia mattutina che pare fumo. Poi spiega ciò che fanno i contadini: c'è chi grida agli animali che trainano l'aratro per farli ripartire o per farli fermare, chi semina e chi copre i solchi creati dall'aratro per proteggere i semi dagli uccelli. Quindi esalta la furbizia degli uccelli, in particolare il passero, che aspetta il momento giusto per calarsi sul campo appena seminato, non appena i contadini lo abbandoneranno, ma per il momento se la gode spiandoli tra i rami privi di fogliame (irti) del gelso. E non c'è solo il passero con questo obiettivo, vi è anche il pettirosso, il cui canto produce un suono tintinnante, come quello delle monete d'oro.

Leggendo il testo in modo sbrigativo e superficiale, e senza conoscere la poetica di Pascoli, questa poesia sembra trasmettere un senso di tranquillità e armonia con la natura, con la presenza di scene di serenità e bellezza dell'ambiente campestre. Tuttavia, il ritmo lento, l'offuscamento causato dalla nebbia, le azioni ripetitive e monotone dei contadini che hanno accettato il loro destino, gli uccelli visti come una minaccia per l'uomo che lavora, suggeriscono un sentimento di malinconia nell'autore, pur essendo Pascoli un soggetto esterno alla scena di lavoro. Questo stato d'animo è presente anche in molte altre sue poesie, come ad esempio in Lavandare.

Pascoli era un esperto ornitologo, infatti non usa il termine generico "uccelli" ma specifica la loro tipologia, scrive che sono presenti un passero e un pettiroso. Il passero ha un comportamento immorale, perché si nutre danneggiando gli altri e addirittura gode per questo; il pettirosso rappresenta la spensieratezza dato che si mette a cantare, e probabilmente all'autore rievoca la sua giovinezza, di quando ancora non gli pesavano le preoccupazioni della vita.



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