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Giovanni Pascoli: I Puffini dell'Adriatico

Testo

Tra cielo e mare (un rigo di carmino (1)
recide intorno l'acque marezzate)(2)
parlano. È un'alba cerula (3) d'estate:
non una randa (4) in tutto quel turchino.(5)


Pur voci reca il soffio del garbino (6)
con oziose e tremule risate.
Sono i puffini (7): su le mute ondate
pende quel chiacchiericcio mattutino.


Sembra un vociare, per la calma, fioco
di marinai, ch'ad ora ad ora giunga
tra 'l fievole (8) sciacquìo della risacca (9);


quando, stagliate (10) dentro l'oro e il fuoco,
le paranzelle (11) in una riga lunga
dondolano sul mar liscio di lacca (12).

Parafrasi

I puffini cantano tra il cielo e il mare, mentre sorge il sole che colora striando di rosso l’acqua. E’ estate e il cielo è azzurro e non c’è una sola vela in mare. Eppure il vento di libeccio porta il loro canto che assomiglia ad una semplice risata. E’ il canto dei puffini: esso assomiglia ad un chiacchierio mattutino sulle onde mute. Sembra il parlare dei marinai che giunge come una debole risacca di tanto in tanto, quando all'alba le barche, le paranzelle, dondolano sul mare liscio e trasparente.

Commento

In questa poesia Pascoli ritrae il mare con le sue voci misteriose. Sono impressioni visive e auditive che ci aprono l'incanto di un'alba estiva. Non una barca all'orizzonte, eppure allo sciacquar lento dell'onda che viene e che va accarezzata dal vento, si accompagnano voci misteriose che paiono tremule risate: sono gli stridi dei puffini, uccelli di mare. Sembrano grida lontane di marinai portate dal libeccio, quando le barche a vela, in lunga fila, nitida sullo sfondo rosso oro del cielo, dondolano appena sul mare liscio come una vernice.

La Metrica: un sonetto.



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