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Parafrasi: Ettore e Andromaca

Prima Parafrasi
sono i primi 60 versi....
La guardiana non aveva finito di dire questa parole che dalle porte entrò in un balzo il veloce Ettore, e rifacendo al strada già percorsa prima, attraversa veloce le grandi piazze di Ilio:e alle porte Scee, da dove si esce al campo di battaglia, ecco venirgli incontro Andromaca, figlia del famoso Eezione, che abitava ad Ipoplaco, dove ci sono molti boschi, e che dominò i Cilici a tebe.
Egli diede in sposa la figlia, che aveva una grande dote in denaro, a Ettore a cui adesso andava incontro. E con lei c'era l'ancella che aveva in braccio il bambino, unico figlio dell'eroe troiano, un bambino bello come una stella.
Il padre lo chiamava Scamandrio, gli altri lo chiamavano Astianatte, perché suo padre era l'unico difensore di Troia.
Ettore sorrise quando lo vide e tacque. Ma Andromaca, che piangeva a dirotto, andò ad abbracciare il marito, stringendogli la mano, e chiamandolo per nome disse così:
tu sei troppo incosciente, il tuo coraggio ti farà uccidere: tu non pensi nè a me nè a tuo figlio crudele, non pensi a me che fra un po' rimarrò vedova perché tutti gli Achei cercheranno di ucciderti. E allora, se tu non ci sarai più, sarebbe meglio per me morire. Se sono senza di te, o povera me, che cosa mi resta se non piangere in continuazione?
Io sono orfana di padre e di madre. Achille uccise mio padre il giorno in cui distrusse la popolata Tebe: egli uccise, crudele, Eezione; ma non osò spogliarlo, per paura degli dei.
Qundi sulla pira, alla quale le pietose figlie di Zeus aggiunsero frondosi olmi, lo bruciò con tutte le sue armi.
I miei genitori erano orgogliosi dei miei sette fratelli. Achille li uccise tutti quanti in una sola giornata, spedendoli nel mondo degli inferi governato da Plutone e li uccise mentre erano in mezzo alle greggi spaventate di mucche e pecore.
Mi restava mia madre, regina della boscosa Ipoplaco. Il vincitore la portò con sè insieme alle altre prede di guerra e poi la liberò a costo di un riscatto molto alto.
;a anche lei morì trafitta dalla freccia di Artemide mentre era a casa di suo padre.
Ora mi resti solo tu, Ettore caro, tu sei per me padre, madre, fratello, sposo.
allora...abbi pietà di me e rimani qui con me in questa torre e non desiderare di lasciare vedova tua moglie e orfano tuo figlio.


Seconda Parafrasi
Detto così, andò via Ettore dall'elmo ondeggiante; quindi subito giunse alla sua casa accogliente,
non trovò però nelle stanze Andromaca dalle bianche braccia, ma lei insieme a suo figlio e all'ancella dal bel peplo se ne
stava sopra la torre a piangere e a disperarsi. Ettore come non vide la cara sposa dentro la casa, uscì sulla soglia e, qui
fermo, si rivolse alle ancelle: «Su, presto, ancelle, ditemi con precisione:
dove è andata fuori di casa Andromaca dalle bianche braccia? Forse a casa di una delle mie sorelle o delle mie cognate,
oppure è andata al tempio di Atena, dove pure le altre troiane dalle belle chiome placano la dea terribile con la pregherà?».
La dispensiera fidata gli rispondeva:
«Ettore, se proprio comandi cheti diciamo la verità, ne a casa di una delle tue sorelle o delle tue cognate,
e neanche è andata al tempio di Atena, dove pure le altre troiane dalle belle chiome placano la dea terribile con la
preghiera, è andata invece alla torre alta di Ilio, perché ha sentito
che i troiani sono battuti, e grande vittoria tocca agli achei. Quando, attraversata la grande città, giunse alle porte Scee, per
dove sarebbe fra poco riuscito alla pianura,
qui la sua sposa preziosa gli venne incontro di corsa, Andromaca figlia d'Eetione magnanimo,
Eetione che un giorno abitava sotto la Placo selvosa, a Tebe Ipoplacia, signore di gente cilicia:
la figlia di lui era sposa di Ettore armato di bronzo. Mio padre l'uccise Achille divino,
annientò la città ben popolata dei Cilici,
Tebe dalle alte porte; dunque uccise Eetione,
pur senza spogliarlo dell'armi, se ne fece scrupolo in cuore, ma lo mise sul rogo insieme alle anni ben lavorate
e sopra versò un tumulo di terra; intorno a questo piantarono gli olmi
le ninfe dei monti, le figlie di Zeus portatore dell'egida. Ed i sette fratelli che vissero nella mia casa tutti in un giorno solo
sono scesi nell' Ade:
tutti li uccise Achille divino dal piede veloce
tra scalpiccio di buoi e biancheggiare di pecore. Mia madre, che era regina sotto la Placo selvosa, poi che qui la portò con
le altre cose predate,
in libertà la rimise dietro compenso ricchissimo,
ma in casa del padre l'uccise Artemide saettatrice,
Tu, Ettore, dunque per me sei padre e madre adorata ed anche fratello, e sei il mio splendido sposo: ma allora, su, abbi
pietà e resta qui sulla torre,
non rendere orfano il figlio, non fare della tua donna una vedova; schiera l'esercito al fico selvatico, dove è più facile
penetrare nella città e superare le mura.
Tre volte, accostatisi qui, hanno tentato i migliori
intorno ad entrambi gli Aiaci e al glorioso Idomeneo e intorno agli Atridi e al valoroso figlio dì lideo:
o gliel’ha detto qualcuno che bene conosce i responsi divini, oppure li ha spinti e guidati il loro animo stesso».
A lei a sua volta diceva il grande Ettore dall'elmo ondeggiante: «Preme certo anche a me tutto questo, donna; ma provo
tremenda vergogna di fronte a troiani e troiane dai pepli fluenti, se come un vile m'imbosco al riparo della guerra;
ne cosi mi detta il mio cuore, perché imparai ad essere prode sempre e fra i troiani a battendomi in prima fila,
per fare onore alla splendida gloria del padre mio e di me stesso. Cosi qualcuno dirà: e sarà per te nuova pena,
in mancanza d'un uomo capace di strapparti alla vita di schiava. Ma morto piuttosto mi copra la terra gettatami sopra,
prima ch'io senta il tuo urlo, oppure ti sappia rapita!». Detto così, Ettore splendido tese le braccia a suo figlio:
ma si voltò indietro il bambino piangendo sul petto alla balia dalla bella cintura, spaventato alla vista del padre,
perché ebbe timore del bronzo e del cimiero crinito,
come lo vide oscillare pauroso giù dalla cresta dell'elmo. Risero allora di cuore suo padre e la nobile madre; subito l'elmo si
tolse dal capo Ettore splendido, e lo depose per terra tutto scintillante;
quando poi ebbe baciato e palleggiato in braccio suo figlio, disse rivolto in preghiera a Zeus e a tutti gli dei:
«Zeus e voi altri dei, fate sì che mio figlio diventi
anche lui, come già io, glorioso fra tutti i troiani, altrettanto forte e capace di avere Troia in potere;
e un giorno dica qualcuno: "è molto meglio del padre",
mentre ritorna dalla battaglia; e porti con se le spoglie cruente dopo aver ucciso il nemico, ne goda in cuore la madre».
Detto così, rimise in braccio alla moglie
suo figlio; quella lo prese sul petto odoroso
insieme ridendo e piangendo; ne ebbe pietà il marito a vederla, la sfiorò con la mano, articolò la voce e disse: «Mia cara,
non affliggerti troppo in cuor tuo:
nessuno contro il destino potrà sprofondarmi nell'Ade; ma penso che nessun uomo sia sfuggito alla sorte-
ne un vile ne un valoroso, una volta venuto alla luce. Tornata dentro la casa, datti da fare con i tuoi lavori,
con la tela e con la conocchia, e alle ancelle da' ordine che attendano alloro; spetterà la guerra agli uomini, a tutti e soprattutto a me quanti vivono a Troia». Detto così, Ettore splendido riprese il suo elmo a coda di cavallo; se n' andò a casa
la sposa
voltandosi spesso all'indietro, piangendo lacrime amare. Quindi subito giunse nella casa accogliente
di Ettore massacratore, e dentro casa trovò numerose ancelle, e fra tutte loro dette inizio al lamento.
Quelle, ancor vivo, piangevano Ettore in casa sua:
davvero non ritenevano che di nuovo reduce dalla guerra potesse tornare, scampato alla furia ed ai colpi degli achei.



dal verso 400 al verso 500.
Andromaca gli andò incontro e con lei andava la tata portando in braccio il bimbo piccolo e ancora ingenuo, figlio di Ettore. Ettore lo aveva soprannominato Scamandrio, ma il popolo lo chiamava Astianatte in onore di Troia. Egli sorrise in silenzio guardando il bambino: ma Andromaca gli andò vicino piangendo, gli prese la mano e gli disse: Oh, miserabile il tuo coraggio sarà motivo sarà motivo della tua morte, non hai pietà del tuo piccolo figlio, e di me che presto diventerò vedova, perché i Greci ti uccideranno balzandoti addosso: sarebbe meglio che io morissi perché senza di te non avrò nessuna gioia ma soltanto dispiaceri: Io non ho più padre e madre. Il coraggioso Achille l'ha ucciso ed ha distrutto la città dei Greci, e Tebe delle alte porte; egli uccise mio padre ma non gli tolse le armi perché ne ebbe compassione, lo fece bruciare con la sua armatura e lo sepolse; le ninfe montane figlie di Zeus piantarono olmi sopra la sua tomba. Avevo sette fratelli, che furono uccisi dalle frecce del veloce e coraggioso Achille, tutti in un solo giorno, mentre pascolavano i buoi e le pecore. Mia madre regina di Placo fu uccisa da Artemide dopo aver pagato un riscatto ad Achille per essere lasciata libera. Per me tu sei l'unica persone che ho; rimani a casa e non rendere tuo figlio orfano e me vedova, ferma l'esercito in prossimità del coprifuoco dove il muro è più accessibile e più facile assalire la città. Ettore allora che aveva un elmo in testa disse: Anche io penso a tutto questo ma mi vergognerei davanti ai troiani se resto come un vile lontano dalla guerra. Non vorrei che tutto questo accada ma ho imparato ad essere forte a combattere in mezzo ai troiani, procurando a me stesso e a mio padre grande gloria. Io so bene che verrà un giorno in cui la sacra città di Troia con il suo re Priamo e il suo popolo morirà: in quel momento io non soffrirò così tanto per il popolo, per mia madre, mio padre e per i miei fratelli che cadranno sotto la mano dei nemici, ma soffrirò per te che sarai fatta prigioniera da qualche acheo che ti trascinerà via piangendo: allora vivrai ad Argo e sarai costretta a tessere la tela e a portare l'acqua alle sorgenti greche: e questa sarà una vita difficile per te. E chi ti vedrà piangere dirà: Ecco la sposa di Ettore il più forte guerriero dei troiani quando lottava per la sua patria. Per te sarà una cosa straziante perchè sarai senza l'uomo che ti avrebbe potuto tenere lontano dalla schiavitù. Spero di morire prima di sentire le tue grida di aiuto. dicendo così Ettore tese le braccia al suo bambino, ma questo si ritirò sul pestto dell'ancella impaurito dall'aspetto del padre, e spaventato dal cimiero piumato che stava in cima all'elmo. Sorrisero il padre e la mare, Ettore si tolse l'elmo el posò in terrà, poi baciò il figlio e lo sollevò tra le braccia e pregò tutti gli dei: "Zeus e voi tutti dei fate che mio figlio cresca come me e che si distingua fra i troiani per la sua forza e regni su Troia e fate che un giorno si dica molto più forte di suo padre". Quando tornerà dalla battaglia porti i corpi dei nemici uccisi e ne possa essere felice sua madre". Dopo che ebbe detto così dette il bambino ad Andromaca; lei lo strinse a se e sorrise piangendo; Ettore si commosse a guardarla e le disse: "Misero è il tuo destino, nessuno può mandarmi nel regno dei morti. non c'è umano che può evitare il suo destino". Dopo aver detto così accompagnò sua moglie a casa e, vedeva le ancelle piangere che sapevano che non l'avrebbero più visto in quella casa.


Parafrasi dal verso 407 al 439
“Disgraziato, il tuo ardore sarà la tua rovina, e tu non hai pietà di tuo figlio nonostante sia ancora molto piccolo e di me che presto rimarrò vedova: sarai ucciso dagli Achei che tutti insieme ti salteranno addosso. Preferirei morire piuttosto che rimanere senza di te, perché, quando sarai morto, non avrò nessuna consolazione ma solo dolori: sono già orfana di padre e di madre. Mio padre fu ucciso da Achille che distrusse la città di Tebe, popolata dai Cilici, dunque uccise Eetione, non lo privò delle armi perché ne ebbe rispetto in cuor suo, lo mise al rogo insieme ad esse e versò sopra un mucchio di terra, lì intorno le figlie di Zeus piantarono gli olmi. I miei fratelli vissero con me fino a quando morirono tutti in un giorno per mano di Achille tra i passi trascinati dei buoi e il biancore delle pecore. Mia madre, che era regina di Tebe, fu rapita per poi essere liberata dietro un ingente riscatto, ma in casa del padre morì improvvisamente. Tu, Ettore, dunque per me sei tutto, padre, madre e anche fratello, e sei il mio splendido sposo: per questo ti chiedo di avere pietà e di restare qui nella torre, non rendere orfano tuo figlio e non fare della tua donna una vedova, schiera l’esercito al fico selvatico, dove è più semplice superare le mura e penetrare nella città. Alcuni dei migliori combattenti come entrambi gli Aiaci (Aiace figlio di Telamone e Aiace Oileo, capo dei Locresi) , Idomeneo (figlio di Deucalione e re di Creta) e gli Atridi (Agamennone e Menelao) si sono per tre volte accostati qui, o perché avevano avuto un’informazione da un indovino o perché sono stati spinti dal loro stesso animo.”



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