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Cos'è il PLC

Il PLC, acronimo di Programmable Logic Controller che tradotto in italiano significa Controllore a Logica Programmabile, è l’elemento base del sistema di controllo di macchine e processi industriali. Un sistema di controllo e di misura di un processo industriale può essere descritto come un insieme di dispositivi interconnessi e comunicanti tra loro attraverso una o più reti di comunicazione. Ogni dispositivo è un’entità fisica indipendente capace di realizzare una o più funzionalità. La funzione nativa di un PLC è quella di sostituirsi come elemento della logica cablata elettronica e dei quadri di controllo a relè e si è affermato come elemento insostituibile nell'automazione di fabbrica.
Lo si può paragonare ad un computer dotato di circuiti, ovvero interfacce ingresso/uscita, capaci di dialogare con dispositivi che possono essere pulsanti, sensori, azionamenti e apparecchiature elettroniche di qualsiasi tipo.
A differenza dei comuni PC (personal computer) è stato realizzato per lavorare in ambienti industriali dove ci sono temperature elevate, un alto tasso di umidità, disturbi elettrici, vibrazioni ecc.


Differenza tra logica cablata e un PLC

La logica cablata mediante dispositivi come i relè non si può usare per le moderne automazioni perché è costosa, difficile da modificare, si deteriora in movimento, crea falsi contatti nelle saldature, le bobine dei relè possono subire danneggiamenti, è difficile da diagnosticare, è difficile anche l’interfaccia con i dispositivi, in poche parole non è idonea per dispositivi difficili.

Ecco perché viene usato il PLC che è quasi l’opposto, sicuramente è più semplice da usare, meno costoso, semplice e veloce anche nella manutenzione e quindi appunto è migliore per automazioni complesse di tipo industriale.


Struttura di un PLC

Il modulo più importante è certamente la CPU acronimo di Central Processing Unit, in esso avvengono elaborazione matematiche e la gestione del PLC. All'interno vi possono essere uno o più microprocessori, una memoria che influisce sulla velocità di elaborazione; questi definiscono le potenzialità del PLC.

La memoria che può essere di dati o di programma contiene le informazioni utili alla CPU per lavorare. La memoria programma contiene la sequenza delle istruzioni di programma, mentre la memoria dati contiene i dati da elaborare. La memoria che solitamente è di tipo RAM, ad accesso casuale, e funge come una sorta di batteria nel caso venga a mancare l'alimentazione elettrica e quindi non sono volatili.
Invece le memorie ROM, in un PLC vengono adoperate per memorizzare il software di base e quindi del sistema operativo. Vengono adoperate al suo interno anche memorie non EPROM ed EEPROM.
In alcuni PLC sono presenti anche memorie, sempre non volatili, ma di tipo flash per memorizzazione di dati che non necessitano di una batteria.

L'interfaccia di I/O (analogica o digitale): serve per rilevare le condizioni operative dell'impianto(sensori, trasduttori ecc.), e dispositivi per comandare attuatori come i motori elettrici (valvole, elettrovalvole). Converte il segnale elettrico del imput in un segnale logico (bit o word) e lo riportano nell'output. Questa trasformazione o passaggio avviene per mezzo di collegamenti elettrici che prendono il nome di bus dati.



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